Il conte Caramella, Venezia, Bettinelli, 1751

Vignetta Frontespizio
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Gabinetto.
 
 La CONTESSA ed il MARCHESE
 
 Contessa
 Orsù, basta così. Da queste soglie
 partite omai. L’ora al partir v’invita.
 E se restar bramate
 oltre al dovere, io parto e voi restate.
 Marchese
505Deh non siate sì cruda.
 Contessa
                                             E voi non siate
 meco importuno.
 Marchese
                                   Io soffrirò ogni pena
 se di qualche speranza
 lusingar mi volete.
 Contessa
 Sperar nell’amor mio voi non potete.
 Marchese
510Che! Odioso vi son?
 Contessa
                                       No, ma se vive
 lo sposo mio, serbo a lui solo il core.
 Marchese
 Inutile è l’amore,
 inutile è la fede ad un estinto.
 Contessa
 S’egli in guerra fu vinto,
515può tra nemici ancor trovar salvezza,
 io della morte sua non ho certezza.
 Marchese
 Ma non udiste voi
 lo spirto del consorte
 che vi rende sicura di sua morte.
 Contessa
520Quando ciò fosse vero,
 ei mi diria che, dopo morte ancora,
 una sposa fedel lo sposo adora.
 
 SCENA II
 
 BRUNORO di dentro tocca il tamburo e detti
 
 Contessa
 Oimè? (Siede tremando)
 Marchese
                 Non paventate,
 son io con voi, lo spettro non mirate. (Ripara in modo che non vede Brunoro)
 Brunoro
 
525   Sposa, sposa, io ti comando
 dar la mano al marchesino,
 egli merta poverino
 la tua fede ed il tuo amor. (Canta in tuono tetro, accompagnandosi col tamburo, indi parte)
 
 Marchese
 Contessa avete inteso?
530Il conte parlò chiaro;
 il nostro matrimonio a lui fia caro.
 Contessa
 Ma se mi trema il cor.
 Marchese
                                           Viver volete
 sempre mesta così? Deh serenatevi.
 Deh tosto allontanatevi
535da questo albergo tristo e doloroso;
 deh venite a gioir con uno sposo.
 Contessa
 Ah marchese, non so...
 Che risolvo? Che fo?
 Marchese
                                        (Già va cedendo).
 Mia cara io sol pretendo
540rendervi lieta; se la destra mia,
 se l’amor mio vi piace
 le larve spariran, vivrete in pace.
 Contessa
 Ah non so dir se amore,
 necessità o timore
545a credere mi spinga;
 e una nuova speranza or mi lusinga.
 Marchese
 Oh care note, oh care
 che mi rendano lieto!
 Contessa
                                          Avrei bisogno
 di riposar.
 Marchese
                       E riposar vorrete
550sola così? Con una larva intorno
 non temete star sola? Ah se vi piace
 la mia fede gradir, da voi, mia bella,
 io non mi staccherò.
 Contessa
                                        Troppo gentile,
 troppo, marchese mio. Dorinda meco
555farò venir. Itene pure; a tanto
 non v’avanzate ancor.
 Marchese
                                          Per obbedirvi
 tosto men vo. Sol di piacervi, o cara,
 il mio cuore desia.
 (Tra il timore e l’amor domani è mia). (Da sé)
 
560   V’accenderà nel seno
 amore un più bel foco.
 Vedrete a poco a poco
 la face scintillar.
 
    La fedeltà s’apprezza
565quant’è più salda e forte
 ma poi doppo la morte
 la fé non suol durar.
 
 SCENA III
 
 La CONTESSA, poi DORINDA
 
 Contessa
 Ah, ch’io d’errar pavento e non ho core
 d’abbandonarmi a nuovi affetti in preda;
570par ch’estinto il consorte ancor non creda.
 Dorina
 Signora, un peregrino,
 insolente, sfacciato
 vuole a forza passar.
 Contessa
                                        Da dove viene?
 Dorina
 Nol so ma è tanto brutto
575che i vermini mi ha mosso;
 e mi ha fatto tremar dalla paura
 perché son delicata di natura.
 Contessa
 Non lo voglio ascoltare.
 Dorina
                                            Eccolo, eccolo.
 Oimè con quella barba ei sembra l’orco;
580badate ben non si trasformi in porco.
 Contessa
 Chiudi, chiudi la stanza.
 Dorina
 Se posso gliela ficco. (Vuol chiudere l’uscio)
 
 SCENA IV
 
 Il CONTE CARAMELLA e detti
 
 il Conte
                                         Olà fermate (S’oppone a Dorina)
 o vi faccio restar dure incantate.
 Contessa
 Olà, dite, chi siete?
585Da me che pretendete?
 il Conte
                                             Ad avvisarvi
 vengo per vostro ben che non crediate
 al marchese impostor, che non è vero
 che preda sia di morte
 il conte e capitan, vostro consorte.
 Dorina
590Cosa sapete voi? Purtroppo è vero
 che il povero padrone se n’è andato,
 così pure anche voi foste crepato.
 il Conte
 Madama io mi esibisco,
 chiunque sia questo spirto,
595tosto di qui scacciarlo
 e all’inferno di trotto rimandarlo.
 Dorina
 Il mio caro barbetta,
 andate voi, che il diavolo vi aspetta.
 il Conte
 Se dar piacere al diavolo vi preme,
600andiamo tosto a ritrovarlo assieme.
 la Contessa
 Badate a me. Chi siete
 che i casi miei sapete?
 il Conte
 Un negromante io sono
 che indovinar sicuro
605sa il presente, il passato ed il futuro.
 Dorina
 Egl’è di quella razza
 che gabba il mondo, astrolicando in piazza.
 il Conte
 Orsù perché crediate
 ch’esser possa il futuro a me svelato
610qualche cosa dirovvi del passato.
 
    Pria d’essere sposata,
 il conte capitano
 vi prese per la mano una mattina.
 
    Fuggiste modestina,
615vi vergognaste un poco
 ma vi ridusse in loco solitario.
 
    Diceste: «Temerario,
 andate via di qui»,
 movendo in dir così la bocca al riso.
 
620   Ed ei con un sorriso
 amante pronto e scaltro...
 
 Contessa
 Basta così, non voglio sentir altro.
 Dorina
 (Come è venuta rossa). (Da sé)
 Contessa
 (Io non so come ei possa
625queste cose sapere per minuto). (Da sé)
 Dorina
 (Questo brutto barbone è molto astuto). (Da sé)
 il Conte
 E ben, vi contentate
 che contro questo spirto
 usi il poter sovrano?
 Dorina
630Non gli badate, ch’egli è un ciarlatano.
 il Conte
 Io sono un ciarlatano? Sfacciatella,
 io ti farò cambiar sensi e favella.
 
    Rammenta quella borsa
 che tu dal conte avesti
635allora che facesti la mezzana.
 
    E cosa non è strana,
 se tu procuri adesso
 di fare ancor lo stesso col marchese.
 
    Il tutto mi è palese
640e so che un regaletto...
 
 Dorina
 Basta così... (Che tu sia maledetto). (Da sé)
 Contessa
 Amico, se fia vero
 che abbiate la virtù che voi vantate
 lo spirito svelate
645che mi turba, m’inquieta e mi circonda;
 fate ch’egli risponda ai detti vostri;
 ed il vero per voi chiaro si mostri.
 
    Ombra incerta che intorno t’aggiri,
 non turbarmi la quiete, il riposo,
650se sei quella del dolce mio sposo,
 torna in pace gl’Elisi a goder.
 
    Abbastanza coi caldi sospiri
 ho compianta l’ingrata tua morte,
 rassegnarsi convien alla sorte
655e de’ numi all’eterno voler.
 
 SCENA V
 
 Il CONTE CARAMELLA e DORINDA
 
 Dorina
 (Costui mi fa tremar). (Da sé)
 il Conte
                                             (Finger conviene
 finché giunga a svelar la trama tutta). (Da sé)
 Dorina
 (S’egli mi scopre, me la veggo brutta). (Da sé)
 il Conte
 Ma voi spiritosissima ragazza,
660non avete timor di questi spirti
 che inquietano la casa?
 Dorina
                                             Eh sì signore,
 ho un poco di timore
 ma fingo intrepidezza e bizzarria,
 per tener la padrona in allegria.
 il Conte
665Ditemi il ver, di già nessun ci sente,
 questo spirto celato
 sarebbe un qualche vostro innamorato?
 Dorina
 Oh signor, cosa dite?
 Io non ho innamorati,
670anzi per dirvi tutti i fatti miei
 volentieri all’amore un po’ farei.
 (Per scoprir chi egli sia
 voglio tutta adoprar l’industria mia). (Da sé)
 il Conte
 Ditemi, il vostro genio a cosa inclina?
 Dorina
675A un uomo di dottrina,
 a un uomo di sapere e se potessi
 un astrologo aver, felice me.
 il Conte
 (Oh ti conosco).
 Dorina
                                Affé,
 se un astrologo avessi in poter mio,
680vorrei imparare a strolicare anch’io.
 il Conte
 Tutto quello ch’io so
 bella v’insegnerò, se non vi spiace
 quest’austero sembiante e questa barba.
 Dorina
 Anzi molto mi alletta
685quella cara barbetta e se volete
 qualche cosa insegnarmi
 voi sarete padron di comandarmi.
 il Conte
 Venite qui, carina.
 Dorina
                                     Oh è troppo presto.
 il Conte
 Non fate la ritrosa.
 Dorina
690Insegnatemi prima qualche cosa.
 il Conte
 Tutto v’insegnerò quel che bramate.
 Dorina
 Ma io perché il sappiate,
 quando faccio un contratto,
 voglio la ricompensa innanzi tratto.
 il Conte
695Dunque venite qui, vi vuo’ insegnare
 la gente a prima vista a strologare.
 Se vedete una donna
 ch’abbia un bell’occhio nero,
 dite che ha il cuor fedele.
 Dorina
                                                È vero, è vero.
 il Conte
700Piccola faccia è segno
 di peregrino ingegno.
 Dorina
                                          Bravo, bravo.
 il Conte
 Purpureo labbro e candido sembiante
 è di bella onestà segno chiarissimo.
 Dorina
 Bravo, vi torno a dir, bravo, bravissimo.
705Aspettate un momento. (Si ritira in disparte e tira fuori di tasca un picciol specchio)
 il Conte
                                               (A poco a poco
 m’impegno d’acquistarla.
 Tutto, tutto saprò col lusingarla). (Da sé)
 Dorina
 (Ner’occhio, rosso labbro e bianco viso...) (Guardandosi nel specchio, credendo di non essere veduta dal conte)
 Presto ditemi su qualch’altra cosa.
 il Conte
710Chi ha la fronte rugosa
 ha in cuor la tirannia.
 Dorina
 (Io non ho rughe sulla fronte mia). (Da sé guardandosi come sopra)
 il Conte
 Femmina troppo grassa
 presto presto vien passa.
 Dorina
                                                (Oh non v’è dubbio
715ch’io venga passa in fretta;
 son per grazia del cielo un po’ magreta). (Da sé)
 Via dite su.
 il Conte
                        Per ora
 basta così.
 Dorina
                      M’avete
 le regole a insegnare
720per poter francamente astrologare.
 il Conte
 Tutto v’insegnerò, tutto mia cara,
 se non sarete nell’amarmi avara.
 Dorina
 Io sarò generosa,
 grata, fida, amorosa;
725tutta sarò per voi. Ah ch’io già sento
 che di questo mio cor voi fate strazio.
 (Le parole di già non pagan dazio). (Da sé)
 il Conte
 
    Voi amarmi promettete
 ma in virtù dell’arte mia
730ho paura che non sia
 senza dubbio il vostro amor.
 
 Dorina
 
    Ah se astrologo voi siete
 del mio sen vedrete il fondo,
 ah, del mio non v’è nel mondo
735più sincero e fido cor.
 
 il Conte
 
    Mi amerete?
 
 Dorina
 
                              Ve lo giuro.
 Siete mio?
 
 il Conte
 
                       Ve n’assicuro.
 
 a due
 
 Che diletto! Gioia mia!
 (Se lo crede, oh che pazzia,
740oh che gran semplicità); (Ognuno da sé)
 oh che bella fedeltà!
 
 il Conte
 
    Tanto amor deh non fia vano.
 
 Dorina
 
 Ecco in pegno a voi la mano.
 
 il Conte
 
 Cara man che mi ristora.
 
 Dorina
 
745Cara man che m’innamora.
 
 a due
 
 Giuro sempre d’adorarti
 (di burlarti) con cuor fido.
 (Me la godo e me ne rido).
 Tutta vostra è la mia fé.
750(Chi mi crede è pazzo affé). (Partono)
 
 SCENA VI
 
 Camera.
 
 GHITTA e CECCO
 
 Ghitta
 Cecco mio vuo’ narrarti una novella.
 Sappi che nella stanza
 in cui poc’anzi ci trovammo uniti,
 con un uomo parlai più di mezz’ora.
 Cecco
755E chi era costui?
 Ghitta
                                 Non lo conosco.
 Cecco
 Eh lo conoscerai.
 Ghitta
                                  No, te lo giuro,
 perché parlato abbiam sempre all’oscuro.
 Cecco
 Come? All’oscuro con un uomo parlare?
 Ghitta
 E ben, che male c’è?
760Non ho al buio parlato anche con te?
 Cecco
 Ma io sono il tuo sposo.
 Ghitta
                                             E non potrebbe
 esserlo anche quell’altro?
 Cecco
                                                O questa è bella!
 Quanti sposi vorresti?
 Ghitta
                                           Che so io.
 Non s’appaga d’un solo il genio mio.
 Cecco
765Ma sai tu che sia sposo?
 Ghitta
                                              Oh che domande!
 Certo lo so. Lo sposo è un giovinetto
 che va per suo diletto
 amoreggiando le fanciulle intorno.
 E se ne può cambiar più d’uno il giorno.
 Cecco
770Eh t’inganni; codesto
 è amante e non è sposo.
 Ghitta
                                              Ma lo sposo
 non deve essere amante?
 Cecco
 Sì, senza dubbio alcuno.
 Ghitta
 Dunque sposo ed amante egl’è tutt’uno.
 Cecco
775Sarà come tu vuoi. Ma dimmi o Ghitta,
 che ti disse quell’uom così all’oscuro?
 Ghitta
 Mi volea tanto bene.
 Cecco
 Tu il lasciasti parlare?
 Ghitta
 Oh io non so la gente disgustare.
 Cecco
780Dunque, se ti venisse
 a pregare qualcun, cuor non avresti
 di dirgli signor no?
 Ghitta
 Oh io la gente disgustar non so.
 Cecco
 Ghitta, quando è così ti do il buongiorno,
785tu non fai più per me.
 Ghitta
                                           Per qual ragione?
 Cecco
 Perché troppo dell’uomo hai compassione.
 Ghitta
 Se crudele mi vuoi, crudel sarò.
 Giuro, non parlerò mai più d’amore;
 ma tu non mi privar del tuo bel core.
 Cecco
790Via, se così farai,
 il mio ben tu sarai. Dammi la mano.
 Ghitta
 Vanne da me lontano.
 Cecco
                                           Mi discacci?
 Quest’è la prova del tuo amor fedele?
 Ghitta
 Per piacerti, son io teco crudele.
 Cecco
795Con gl’altri esser dei cruda
 ma non con me.
 Ghitta
                                Oh questa è bella affé.
 Perché fare dovrei tal differenza?
 Questa, Cecco, sarebbe un’insolenza.
 Cecco
 Ma io sono il tuo sposo.
 Ghitta
                                             E quello ancora
800della notte passata
 credo che su due piè m’abbia sposata.
 Cecco
 Sposata? E cosa ha detto? E come fu?
 Ghitta
 Ha detto anch’egli quel che hai detto tu.
 Cecco
 Ghitta mia ti saluto.
 Ghitta
                                        E dove vai?
 Cecco
805Ti lascio e vado via,
 ch’io non ti voglio amare in compagnia.
 Ghitta
 Ma io, perché ho paura a restar sola,
 voglio più d’un amante.
 Così quando uno parte, l’altro resta;
810e una buona ragion mi sembra questa.
 
    Bella cosa, il provo, il so,
 è l’aver più d’un amante
 che m’aiuti a vendemiar,
 ad arar ed a cantar:
 
815   «Va’ là bizaro, va’ là morello,
 va’ là chiarello, va’ là, viò».
 E poi la festa alla villana,
 far la gagliarda, far la furlana
 con questo e quello, con chi mi vuo’.
 
820   Tocchela, suonela, la chittarina,
 da contadina ballare saprò.
 
 SCENA VII
 
 CECCO, poi DORINDA
 
 Cecco
 Costei non fa per me. Le voglio bene
 ma il matrimonio è certa mercanzia
 che farla non sta bene in compagnia.
825Ella di più non sa;
 e con semplicità potria burlarmi,
 potria senza malizia rovinarmi.
 Dorina
 (Vuo’ Brunoro avvisar... Ma qui costui...)
 Cecco
 (Se Dorinda volesse, ora con lei
830quasi m’attaccherei).
 Dorina
                                          (Sarebbe bene
 che Cecco m’assistesse,
 quando ingannarmi il ciarlatan credesse).
 Cecco
 (Parla fra sé e mi guarda).
 Dorina
                                                   (Poco costa
 gettar via due parole).
 Cecco
835(Di Dorinda sarò, s’ella mi vuole).
 Dorina
 Cecco che fate qui?
 Cecco
                                      Sono arrabbiato
 e mi son dalla Ghitta licenziato.
 Dorina
 Ditemi, come fu?
 Cecco
 L’ho licenziata e non la voglio più.
 Dorina
840E volete star senza?
 Cecco
 Converrà aver pazienza
 finché un’altra ne trovo.
 Dorina
 (Lusingar anche questo ora mi provo).
 Certo voi siete degno
845d’una miglior fortuna.
 Cecco
 Oh, se ne trovo una
 che sia come dich’io,
 la voglio far padrona del cuor mio.
 Dorina
 Ma come la bramate?
 Cecco
                                          Per esempio
850che fosse fatta come siete voi,
 che avesse quella fronte e quegli occhietti,
 quei cari bei labbretti,
 che fosse come siete voi graziosa,
 che fosse di giudizio e spiritosa.
 Dorina
855Ma io tale non sono
 da farvi innamorar.
 Cecco
                                       Eh... basta... È tanto
 che mi piacete... Ma la Ghitta ingrata...
 Basta, come dicea, l’ho licenziata.
 Dorina
 Se siete in libertà, ne parleremo.
 Cecco
860Sì sì, si aggiustaremo.
 Tutto v’accorderò, con un sol patto,
 che siate tutta mia,
 perché in amor non voglio compagnia.
 Dorina
 Eh vi s’intende; io son, quand’ho un amante,
865all’amore d’un sol fida e costante.
 Cecco
 Oh brava! Oh benedetta!
 Via non perdiamo tempo.
 Dorina
                                                  Io voglio prima
 che, se da ver mi amate,
 la Ghitta in mia presenza licenziate.
 Cecco
870Vado in questo momento;
 e la conduco qui. Vedrete, o cara,
 se ho per voi dell’affetto.
 Dorina
 Andate ch’io v’aspetto.
 Cecco
 Oh quanto mi consolo!
875Bella cosa in amor è l’esser solo!
 
    In quel felice giorno
 che un uomo si marita
 ha cento amici intorno,
 ciascuno a sé l’invita.
880Chi l’accarezza qua,
 chi lo saluta là.
 
    «Sposino vi son schiavo.
 Che bella moglie! Bravo!»
 Ma io risponder voglio
885a chi a seccar mi viene:
 «Se fui solo all’onor, solo alle pene».
 
 SCENA VIII
 
 DORINDA, poi BRUNORO
 
 Dorina
 Oh! Se sposati avessi
 tutti quei che ho burlato a’ giorni miei,
 un reggimento di mariti avrei.
890Nol fo per interesse,
 ma per aver amici all’occasione
 che possano tener la mia ragione.
 Or che non v’è nessuno
 vuo’ parlar con Brunoro. (Batte al nascondiglio) Escite, escite;
895ehi Brunoro sentite,
 v’ho da parlar.
 Brunoro
                              Eccomi, e quando mai
 finirà quest’imbroglio?
 Dorina
                                             Io non vorrei
 che finisce per voi presto anche troppo.
 Brunoro
 Perché?
 Dorina
                  Perché pretende
900un che non so s’io dica
 ciarlatan, negromante o farabuto
 lo spirito scacciar per ver creduto.
 Brunoro
 S’ei crede ch’io sia spirto,
 è un ciarlone a drittura;
905ed io il farò morir dalla paura.
 Dorina
 Basta, badate a voi.
 Brunoro
                                      Se proverà
 volermi discoprir, si pentirà.
 Dorina
 Ora siete avvisato.
 Brunoro
 E starò preparato
910con il tamburo in mano
 a prendermi piacer del ciarlatano.
 
    Venga, venga il negromante,
 non lo temo, non lo curo,
 colle mazze del tamburo
915io l’incanto disfarò.
 
    Si vedrà ch’è un ignorante,
 come son tutti i suoi pari,
 che si buscan i denari
 da chi fede a lor prestò. (Torna nel nascondiglio)
 
 SCENA IX
 
 DORINA, poi il CONTE CARAMELLA
 
 Dorina
920Qualunque sia l’evento
 io perciò non pavento;
 tutti mi sono amici
 e le menzogne mie riescon felici.
 il Conte
 Dorinda è questo il loco
925ove sentir si suole
 più che altrove il tamburo?
 Dorina
                                                    Appunto è questo.
 il Conte
 E voi qui sola siete?
 E timor non avete?
 Dorina
                                      Io non pavento,
 perché di voi mi fido
930e nel vostro saper spero e confido.
 il Conte
 Voi sperate a ragione e stupirete,
 quando il poter dell’arte mia vedrete.
 Dorina
 (Quanto è pazzo costui!)
 il Conte
                                               (Quant’è balorda!)
 Dorina
 Ma poi non vi scordate
935del fedele amor mio.
 il Conte
 Tutto vostro son io. Già ve l’ho detto.
 (Pazza che sei!)
 Dorina
                                (Barbone maledetto).
 
 SCENA X
 
 CECCO, GHITTA e detti
 
 Cecco
 Vieni, Ghitta, vien qui.
 Ghitta
                                             Vengo... Ma oimè?
 Quel diavolo chi è?
 il Conte
                                      Non mi conosci?
940Son quello che all’oscuro
 ha parlato con te.
 Ghitta
                                  Voi siete quello?
 Vi credevo alla voce assai più bello.
 Cecco, no, non lo voglio.
 Vada al suo diavolino,
945io mi voglio sposar col mio Cecchino.
 Cecco
 Ma io non voglio te.
 Ghitta
                                       Per qual ragione?
 Cecco
 Il perché tu lo sai;
 di già ti licenziai
 e adesso ti rinnovo la licenza
950di questi testimoni alla presenza.
 Ghitta
 Cane, ladro, assassino,
 traditor, malandrino.
 il Conte
 Perché la poverella licenziate? (A Cecco)
 Dorina
 Eh lasciatelo far, non gli badate. (Al conte)
 Ghitta
955Ma lasciarmi non puoi; sai che il padrone
 pria d’andar alla guerra
 ebbe da te parola di sposarmi.
 Cecco
 Eh s’egli è morto, non potrà obbligarmi.
 il Conte
 Lo spirito del conte
960forse sarà rinchiuso in questa casa
 per obbligarvi a mantener la fede.
 Dorina
 (Ch’è un pazzo, un menzogner, chiaro si vede).
 Ghitta
 Cecco, senti che dice?
 Vuole il padrone che tua sposa io sia
965o il diavolo verrà a portarti via.
 Cecco
 Eh che costui non sa cosa si dica
 e il diavol non farà questa fatica.
 il Conte
 Olà cauti parlate
 dei spirti e del demonio.
970Se il vostro matrimonio
 dal conte si vorrà
 ora con un incanto si saprà.
 Ghitta
 Non mi fate paura.
 Cecco
 Io principio a tremar.
 Dorina
                                           (Qualche freddura).
 il Conte
 
975   Per virtù della magia,
 per virtù dell’arte mia
 comparisci spirto errante
 a svelar la verità.
 
 Ghitta, Cecco, Dorina a tre
 
    Non verrà, non verrà.
 
 il Conte
 
980Aspettate ch’ei verrà.
 
    Per virtù del re Plutone
 vieni o spirto del padrone
 e palesa col sembiante
 tua costante volontà.
 
 a tre
 
985   Non verrà, non verrà.
 
 il Conte
 
 Aspettate ch’ei verrà.
 
    Vuo’ nascondermi in un canto
 e formare un nuovo incanto
 cui resister non potrà.
 
 a tre
 
990   Non verrà, non verrà.
 
 il Conte
 
 Aspettate ch’ei verrà. (Si cela dietro una portiera)
 
 Ghitta
 
    S’egli vien sarai mio sposo.
 
 Cecco
 
 Non temer, s’ei vien ti sposo.
 
 Dorina
 
 Siete pazzi a prestar fede.
995Uno spirto non si vede.
 Il padron non si vedrà.
 
 a tre
 
    Il vecchione è un impostore;
 tutti tre ci gabberà.
 
 il Conte
 
    Presto, a chi dico, (Sotto la portiera)
1000spirito amico,
 fatti vedere,
 fatti sentire.
 Eccomi qua.
 Eccomi qua. (Caccia fuori il capo dalla portiera, senza la finta barba)
 
 Dorina
 
1005   Ahi cosa vedo?
 
 Cecco, Ghitta a due
 
 Quest’è il padrone;
 dett’ha il barbone
 la verità.
 
 il Conte
 
    Ghitta e Cecchino
1010s’hanno a sposare,
 chi vuol mancare
 la pagherà.
 
 Ghitta
 
    Ahi Cecco mio.
 
 Dorina
 
 Tremo ancor io.
 
 Cecco
 
1015Dammi la mano,
 per carità. (A Ghitta)
 
 Ghitta
 
    Ecco la mano,
 eccola qua.
 
 Dorina, Ghitta, Cecco a tre
 
    Con queste nozze
1020il buon padrone
 si placherà.
 
 il Conte
 
    Il ciel vi doni
 pace e concordia
 e sanità. (Si ritira)
 
 a tre
 
1025   Grazie di tanta
 vostra bontà.
 
 Dorina
 
    Io mi confondo,
 non so che dire.
 
 Ghitta, Cecco a due
 
 L’abbiam veduto,
1030abbiam scoperta
 la verità.
 
 il Conte
 
    E ben, che dite? (Esce colla barba)
 Si crederà?
 
 a tre
 
    Abbiam scoperta
1035la verità.
 
 il Conte
 
    Ora allo spirito
 grazie rendete
 ed apprendete
 come si fa.
 
 a quattro
 
1040   È morto lo padrone
 e m’ha strappato il cor.
 Oimè, che gran tormento,
 oimè, che gran dolor!
 
    Il cielo gli conceda
1045potersi riposar.
 Oimè, che gran tormento!
 Che duro lacrimar!
 
    Ma, s’egli è morto, stia,
 lasciam di sospirar;
1050e stiamo in allegria
 e andiamoci a spassar.
 
 Fine dell’atto secondo